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A. J. Mitar

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Nel "bel paese" la fantascienza ha fatto la sua comparsa in tempi abbastanza recenti, forse da sessant'anni. Durante i primi 267 numeri di "Urania" vennero pubblicati solo sette autori italiani, dei quali quattro sotto pseudonimo. Il primo italiano che appare nella collana fu Franco Enna con "L’astro lebbroso" nel n. 73 del marzo 1955 e si dovettero attendere ben trentacinque anni per vedere un altro nome italiano in copertina: Vittorio Catani, "Gli universi di Moras" (n. 1120 del 1989).

Nell’immaginario collettivo la fantascienza apparteneva a un territorio dell’immaginazione che aveva un preciso profilo anglo-sassone, prodotti di una cultura più tecnologicamente avanzata e più razionalmente costretta. Prevalse quindi l’abitudine da parte di molti autori italiani di usare pseudonimi di derivazione anglosassone. Basti pensare che negli Stati Uniti il primo vero pulp di fantascienza "Astounding SF" esplose in popolarità già dagli anni '30.Grazie all'immensa produzione anglosassone ora le nostre librerie sono state inondate  da migliaia di romanzi e racconti. Materiale più che sufficiente per dar vita a riflessioni critiche sulla natura della "science fiction" come genere narrativo. Ci domandiamo, possiamo ritenerlo un genere valido, importante poiché "specchio" dell'inquietudine del nostro tempo? In altri paesi la fantascienza è stata sottoposta a studi attenti e ad analisi acute e ricche di significato. Ma perché in Italia non è accaduto? Perché in Italia è considerata uno pseudo-genere letterario senza mercato, di serie B e non apprezzato come dovrebbe? Secondo alcuni, la risposta è semplice: nel nostro paese la fantascienza è stata presentata in modo disordinato e approssimativo, senza alcun giudizio di valore e senza un minimo di apparato informativo; nessun "supporto storico" essenziale per comprendere l'evoluzione e il significato di un genere letterario. Come se non bastasse qualche plumbeo sostenitore "dell'impegno a tutti i costi", visceralmente ostile a ogni forma di divertimento ne sminuisce i contenuti.Eppure, come altri generi più apprezzati, anche la fantascienza può trattare temi incisivi e importanti, sentimenti profondi, il tutto incorniciato in storie per l'intrattenimento. Dovremmo considerare la fantascienza come un genere dalle caratteristiche autonome, con le proprie peculiarità. Mondi fantastici, società dai valori diversi, alternativi a quelli della cultura in cui viviamo dovrebbero affascinare anche gli italiani.

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